Il sostegno psicologico nel post-aborto

“Si faccia coraggio. E’ finita.

Non ho risposto nulla. Non ho fatto un gesto. Non ho battuto un ciglio. Sono rimasta lì con un corpo che era pietra e silenzio. Non si annidava un pensiero, una parola. L’unica sensazione era un peso insopportabile sopra lo stomaco, un piombo invisibile che mi schiacciava come se il cielo mi fosse precipitato addosso: senza far rumore. “

citazione dal libro di Oriana Fallaci Lettera ad un bambino mai nato. 1997

Il dolore di una donna che aspetta un figlio e lo perde in seguito ad un aborto, sia esso spontaneo o indotto, è un dolore indicibile, profondo che ha spesso conseguenze sulla madre andando a toccare il suo corpo e il suo essere. Questo dolore viene taciuto a causa del giudizio degli altri, della solitudine e della non accoglienza.

Le motivazioni che hanno portato a scegliere una interruzione volontaria di gravidanza (IVG) non hanno più valore di fronte alla sofferenza provata dalla donna in seguito all’intervento. Spesso si decide di abortire a causa di ristrettezze economiche, per la giovane età, per una malformazione del feto o per l’assenza di un compagno vicino. L’aborto pur essendo una scelta è un lutto che ha bisogno di essere elaborato. Il dolore legato alla perdita della propria maternità e del proprio figlio può rimanere latente per anni, può essere negato e rimosso: una difesa per sopravvivere che trova voce inizialmente solo tramite malesseri fisici.

Ansia, tristezza, rabbia, frustrazione, scarsa autostima, sensi di colpa sono un turbinio di vissuti che accompagnano chi abortisce e che hanno bisogno di essere espressi, ascoltati, capiti ed accolti.

E’ importante essere sostenuti nel dolore di questa perdita per poter ritornare alla vita.

 

Tags: , ,