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Nel sito

Lo psicoterapeuta e il viaggio della vita


 

Grazie per esserti collegato al mio sito!

Mi presento, sono Rossella Chiusolo, una Psicologa clinica e Psicoterapeuta che crede moltissimo nel potere curativo delle relazioni buone, quelle relazioni nutrienti che ti scaldano il cuore e ti fanno sentire che la vita è stupenda e vale la pena di essere vissuta nonostante possano esserci delle difficoltà.

Sono appassionata di relazioni, relazioni affettive. Credo che mai come oggi sia di fondamentale importanza uscire dalla sicurezza del proprio guscio per incontrare l’altro ed avere l’opportunità di scoprire realmente se stessi. Ogni persona che incontro durante la mia professione e nella vita è un viaggio attraverso il mondo e per me un modo di vivere mille vite aiutando l’altro a rialzarsi lì dove è inciampato o a trovare la via lì dove si è perso.

Ringrazio tutte le persone che ho avuto il piacere di incontrare e che per me sono stati preziosi insegnanti con la storia della loro vita, e ringrazio coloro che avranno voglia di condividere un tratto del loro viaggio chiamato vita con me.

Su questo sito troverai articoli, recensioni di libri che mi hanno colpito e promozioni di attività che svolgo da sola o in collaborazione con altre figure professionali. Se alcuni articoli ti suscitano delle emozioni, delle idee o anche delle critiche mi farebbe molto piacere “ascoltarle”, ti invito a scrivermi nella mia posta, risponderò quanto prima.

Oltre ad essere il sito un modo per pubblicizzare il mio studio privato, vuole essere uno spunto di riflessione e vuole dare, a mio modo, una piccola carica energetica nutriente per l’anima di chi mi legge.

Grazie di cuore.

 

Opportunità ai tempi del Coronavirus

E’ tantissimo tempo che non scrivo un articolo sul mio sito!

Così tra i progetti di questo periodo ho messo la scrittura. Mi sono sempre ripromessa di scrivere qualcosa ma assorbita dalla vita di mamma e di terapeuta non ho mai trovato tempo.

Ecco la prima opportunità ai tempi del Coronavirus: ritrovare tempo per se stessi! Così sto approfittando per fare tutto ciò che avevo rimandato.  Prendete carta e penna e scrivete quello che avete  messo da parte per star dietro ai ritmi veloci della nostra vita. Mettete in ordine in base alla priorità e programmate le giornate inserendo le attività che vi siete preposti.

Altra opportunità di questi tempi di restrizione sociale è ritagliarsi uno spazio per fare esercizio fisico. Sappiamo che salute fisica e psichica sono strettamente connessi. La tecnologia oggi ci offre numerosi spunti in tal senso.

Altra opportunità: imparare a fermarsi. Generalmente si pensa che fermarsi equivalga a perdere tempo cosi come stare in silenzio. Sono invece i momenti di stasi che sono alla base della creatività, occorre stopparsi per mettere a fuoco i nostri obiettivi, per focalizzare il punto dove ci troviamo adesso e in che direzione vogliamo andare. Il silenzio spesso serve a mettere insieme dei concetti e a dare un nome ad un emozione. Le parole non dette sono quelle più cariche, così come un silenzio può essere presenza piena e può far sentire l’altro compreso ed ascoltato a differenza delle parole.

Vi propongo un esercizio. Ritagliatevi 15 minuti per voi, mettetevi in un posto per voi comodo. Provate a chiudere gli occhi e a chiedervi :

  • in quale momento della mia vita mi trovo?
  • chi sono le persone a me vicino?
  • se dovessi dare un nome a questa fase della mia vita, che titolo darei?

Questo esercizio può essere utile per portare l’attenzione su di noi e magari a trovare del tempo per dire qualcosa a qualcuno o a noi stessi.

Altra opportunità. La gratitudine. Spesso ci rendiamo conto di ciò che abbiamo solo dopo averlo perso. Impariamo da questa esperienza ad essere grati per ciò che abbiamo. Ogni sera rivolgiamo l’attenzione alle cose belle che abbiamo anche se ci sembrano scontate o banali abbiamo appreso che nulla lo è.

Così custodiamole nel nostro cuore e sorridiamo per le cose che abbiamo oggi.

Fiduciosa di rincontrarci presto, vi abbraccio

 

 

Manuale di sopravvivenza per giovani mamme

Da poco sono entrata anche io a far parte di questo mondo delle mamme. E ci sono entrata con tutte le insicurezze e paure che una mamma può avere. Sarò una mamma sufficientemente buona? Saprò fare la cosa giusta? Andrò bene per lui/lei?

La prima cosa che mi sarei voluta sentir dire,e che oggi vi dico, è che andate bene così come siete. Non esiste una mamma perfetta ma esistono mamme che amano ed amano a modo loro,sicuramente imperfetto ma puro,profondo come solo un genitore sa fare. Ormai tutta la ricerca in campo infantile sostiene che il rapporto genitore bimbo è fatto di rotture e riparazioni. In parole più semplici è fatto di errori ed incomprensioni ma poi di chiarimenti e riavvicinamenti.In questo modo si formano rapporti solidi e sicuri. un bambino impara che possono esserci incomprensioni e limiti ma che possono essere superate e che poi si riprende ancor meglio di prima. Quindi, vai bene così come sei. Ogni rapporto madre/bimbo è speciale ed unico. Non ci sono canoni da seguire.

Punto due. Diventata mamma mi sono resa conto di come tutti avessero la presunzione di sapere quale fosse la cosa migliore per mio figlio. Ci mancava solo che anche il mio cane si esprimesse in tal proposito!E probabilmente vi dico che è stato uno dei pochi a non farlo!!Mi sono quindi chiesta dove fosse finita la solidarietà che esisteva un tempo nelle tribù tra mamme anziane e neo-mamme. E’ perciò inevitabile che quasi tutti vi diranno cosa fare o meno,ed anche qui seguite il vostro buon senso o, se si tratta di questioni mediche, chiedete al vostro pediatra di fiducia.

Punto tre. Ho trovato invece grande sostegno nel gruppo delle mamme con cui ho condiviso il corso pre-parto. Vi consiglio di seguirlo non solo per le nozioni nuove che imparerete ma anche per il fatto che troverete un gruppo di future mamme che vivono le vostre stesse paure e gioie.

Punto quattro. Vi potrà capitare che nei giorni seguenti il parto vi sentiate un pò giù di morale, in ansia, irritabili o stanche. E’normale. Si tratta del maternity blues sindrome di passaggio che dura da qualche giorno fino ad un massimo di un mese ed è dovuta allo squilibrio ormonale e fisico. Se dovesse durare più di un mese non esitate a chiedere aiuto ad un terapeuta.

Punto cinque.Ovviamente un figlio comporta degli importanti cambiamenti nel quotidiano ed un enorme dispendio di energie. E’normale che non riuscirete a fare tutto quello che facevate prima. Imparate a chiedere aiuto ad esempio per le faccende domestiche ad amici e parenti disponibili e a non pretendere troppo da voi. Il primo anno di vita di un bimbo è molto impegnativo soprattutto per la mamma.

Punto sei. Ritagliatevi degli spazi per voi che può essere il parrucchiere, un caffè con un’amica…

Punto sette. I primi mesi dopo il parto il rapporto madre/bimbo è ancora molto intimo e simbiotico. L’uno ha bisogno dell’altra. Se amici o parenti vi chiedono di prenderlo in braccio(o peggio,lo prendono direttamente) ma voi non volete, non abbiate paura a dire di no. Il nuovo nato non è un bambolotto, così come voi dovete essere rispettate.

Ricordate: la cosa più importante per un bimbo è la serenità della sua mamma.

 

Tu ed Io: come comunicare?

Articolo tratto dalla mia intervista su RadioLuna 94.00

“In principio tu ti sederai un pò lontano da me. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla.

Le parole sono una fonte di malintesi”.

Dal dialogo tra la volpe e il piccolo principe, dal libro “Il piccolo principe”di Antoine De Saint-Exupery

 

Comunicare è un’arte. Come tale ci sono strategie che si possono apprendere. La capacità di parlare in modo chiaro ed efficace viene richiesta in ogni campo del quotidiano. Tale abilità ci permette di tessere relazioni soddisfacenti nel lavoro, nell’amicizia e nella coppia.

L’assertività è appunto la capacità di esprimersi in modo chiaro ed efficace tenendo conto dei propri valori ma anche della persona che abbiamo di fronte. L’assertività è dunque legata ad una buona stima di sè e alla capacità di ascolto. All’interno della coppia si dà per scontato che l’altro ci conosca così bene da non aver bisogno di un confronto o di esplicitare ciò di cui necessitiamo. Niente di più sbagliato!

Teniamo sempre presente che la persona che abbiamo di fronte è altro da noi. Ha esperienze diverse, un bagaglio culturale altro, una famiglia differente e, quindi, anche se ci ama, non è detto che intuisca ciò che ci aspettiamo. Così si innesca il circolo vizioso della frustrazione dove in genere la donna colpevolizza l’uomo delle sue mancanze e lui si ritira nella “caverna”dell’indifferenza e della critica. Come scrive il terapeuta John Gray, nel libro “Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere”, uomini e donne hanno modi diversi di comunicare, percepire, sentire e dialogare. Accettare questa differenza di base vuol dire rilassarsi e non vedere l’altro come nemico bensì come un alleato con aspetti differenti da noi.

Ci sono dei punti cardine nella comunicazione efficace che possono aiutarci ad avvicinare l’altro:

-Evitare di mettere etichette e di generalizzare con frasi del tipo “Sei sempre il solito!”;

- Descrivere ciò che si vede partendo dal qui ed ora;

-Partire da ciò che si sente e dai propri sentimenti;

-Fare richieste chiare senza dare nulla per scontato;

-Imparare a dire di no;

-Fare apprezzamenti;

-Avere un atteggiamento costruttivo;

-Accettare l’altro per ciò che è.

Se è vero che le donne vengono da Venere e gli uomini da Marte è anche vero che ci si può incontrare su un terreno fertile chiamato Amore con l’aiuto di un codice comune che altro non è che la tecnica della comunicazione efficace e l’ascolto autentico.

A volte in terapia arrivano coppie piene di amore ma anche di astio e frustrazione per via di incomprensioni, vecchi rancori e non detti. Saper parlare con il proprio compagno/a è uno strumento essenziale nella vita di coppia, apre i cuori e permette di incontrare l’altro.


 

Parlando di relazioni di coppia

Ecco l’intervista fatta su radio radio fm 104.5. Abbiamo affrontato vari argomenti della psicologia e in particolar modo della coppia.

 

Un puzzle. Pensando alla coppia questa è l’immagine più appropriata. Credo tutti abbiate presente questo gioco che funziona in base al perfetto incastro di due elementi. Ecco la coppia è come due pezzi di un puzzle che si incastrano alla perfezione. Teoricamente dovrebbe essere così per sempre ma questo è sempre vero solo nelle favole.

La coppia non è qualcosa di statico e rigidamente definito ma si evolve proprio perchè ha a che fare con due individui, con delle tappe del ciclo evolutivo e con una società.

Esistono delle combinazioni perfette per cui se nessuno dei due membri subisce un evoluzione andranno avanti per molto. Questo è il caso in cui ad esempio uno dei due partner presenta un’ansia sociale e una scarsa stima di sé e si lega con un compagno rigido e controllante. In questo modo nessuno dei due dovrà fare i conti con parti fragili di sé grazie alla combinazione con l’altro. Questa coppia giocherà reciprocamente andando a creare una collusione. Se uno dei due dovesse intraprendere una psicoterapia per superare il proprio disagio, la coppia dovrebbe reinventare un nuovo equilibrio.

Uno degli aspetti più importanti per mantenere una buona relazione di coppia è la comunicazione. Quando chiedo in terapia “Lei conosce realmente il proprio compagno/a?” si accendono a volte dei silenzi che dicono molto.

Al giorno d’oggi, quasi sempre, entrambi i partner sono impegnati nel lavoro ma è importante ricreare a fine giornata uno spazio intimo dove ritrovarsi e raccontarsi.

Molti hanno paura di intraprendere una relazione che possa mettere in discussione la propria sicurezza dovendo esporre parti di sé segrete fragili ed intime. Da recenti sondaggi si è visto che è in aumento la popolazione dei single che stanno bene nella loro condizione sentimentale e non sono neanche in cerca di un compagno. C’è una profonda paura di soffrire e una incapacità emotiva relazionale.

La società di oggi, definita liquida, la società del consumo che tutto butta e nulla ripara, ha avuto un riverbero nella difficoltà di mantenere, conservare e costruire delle relazioni. Oggi basta un click su Facebook per terminare una relazione e passare, magari all’oscuro del partner, dallo status di impegnato a quello di single.

Mi chiedo e vi chiedo come mai in una società opulenta che si è evoluta in modo mostruoso a livello tecnologico, c’è una così grande paura delle relazioni?

Lasciate da parte lo smartphone e concentratevi sul vostro partner.

 

Immagine presa da La mente è meravigliosa

 

 

 

 

A proposito di gravidanza

Ti ho sognato.

Ricordo di essermi persa nel profondo blu dei tuoi occhi e di essermi ritrovata nel tuo sorriso.

Ed ora so cos’è la felicità per me.

Mamma

 

Tempo fa una signora mi disse “mai chiedere consigli a chi non ha figli”. Lì per lì non capii. A distanza di anni capisco cosa volesse dire. Da quando ci sei tu è cambiato il mio modo di percepire e di sentire. La dr.ssa Tambelli, psicologa e psicoterapeuta, nel convegno organizzato dall’ Ordine degli Psicologi del Lazio sulla salute perinatale(salute che precede e segue la nascita del bimbo), spiega come durante la gravidanza nella mamma si attivino delle aree particolari della corteccia cerebrale. La corteccia orbito frontale e la corteccia cingolata anteriore sono deputate rispettivamente alla decodificazione dei segnali del neonato e alla costruzione del legame con lui. A tal proposito l’epigenetica studia proprio come le cure ricevute da chi si prende cura del bimbo vadano ad influenzare la formazione del carattere.

La gravidanza è un’esperienza unica densa di cambiamenti sia dal punto di vista fisico che emotivo, per questo è un periodo straordinario ma anche pieno di fragilità ed insicurezze. La donna è portata a rivedere in modo più o meno consapevole una serie di aspetti della propria identità(corporea,personale, professionale, di ruolo). L’equilibrio della coppia viene modificato perchè si passa da una diade ( io- tu) ad una triade con l’arrivo del bimbo.

Fondamentale è il ruolo del papà anche durante la gravidanza, non solo per il sostegno alla donna ma la sua presenza è preziosa  per iniziare a costruire un legame con il bimbo. Tramite il con-tatto(carezze sul grembo materno) e i dialoghi, il bimbo instaura una relazione con lui. Il feto attraverso la parete addominale e uterina  materna è in grado di percepire il contatto e la voce del papà soprattutto a partire dal 7′mese di gestazione. L’aptonomia ( scienza del tatto) insegna ai futuri genitori a stabilire un rapporto tattile con il feto.

Ci sono dei miti sulla maternità: si associa spesso ad uno stato di splendore fisico e d’umore. Non è esattamente così. Sia per i cambiamenti fisici che ormonali ma anche per le paure e le insicurezze che quasi sempre subentrano in ogni mamma e papà, soprattutto alla prima esperienza.

Ricordiamo che non nasce solo un bimbo ma nasce anche un papà ed una mamma.

Essendo un periodo delicato è importante avere intorno a sè una rete di contatti evitando di isolarsi e, qualora se ne sentisse il bisogno, è fondamentale chiedere aiuto. Anche partecipare a dei corsi di ginnastica adatti a gestanti è un ulteriore sostegno ( lì dove ci sia il consenso del medico). Ricordo come nuotare insieme a te sia stato grandioso ed indescrivibile. Il movimento in acqua è uno stimolo per il feto ed un dolce massaggio. Ormai la scienza è concorde nel sostenere che il bimbo nel grembo materno è un essere attivo.

Spense e De Casper parlano di apprendimento in utero (1982). Il feto tramite i sensi impara  a fare non solo esperienza di sè ma anche del mondo circostante. L’umore della mamma influenza il suo sviluppo per gli ormoni messi in circolo nel sangue. Mamma e feto sono per nove mesi in comunicazione continua. Dapprima nel feto si sviluppano l’olfatto e il gusto, poi il tatto, l’udito ed infine il sistema visivo. Tutti i sensi sono ben funzionanti già in utero tranne  quello visivo che completerà il suo sviluppo dopo la nascita.

Mi piace definire la gravidanza come un fluire insieme.

Ogni gesto, ogni azione fatta nel quotidiano assume una sfumatura diversa ed un significato in più denso di mille emozioni,sensazioni e fantasie.

Auguri a tutte le future mamme!

 

 

 

 

 

 

 

La forza nelle battute d’arresto

E’ da un pò che non scrivo, pensavo che la vita è un alternarsi di momenti fatti di pause e di momenti di iniziative/eventi.

Spesso stare fermi spaventa così come terrorizzano i momenti di crisi anche se poi è proprio dalla confusione che prende origine la vita. Basti pensare alla creazione del mondo: dal caos iniziale prenderà vita la terra, i pianeti e tutto l’universo.

Ho sempre trovato preziosi i momenti di crisi, di incertezza. E’ vero che ci costringono a fermarci e ci tolgono lì per lì la capacità di prendere decisioni. Spesso le criticità fanno vacillare le nostre certezze. Domande tipiche sono: cosa voglio? cosa faccio ora? quando finirà questo periodo? Questi dubbi ci pietrificano. Solo fermandoci possiamo scoprirci, solo ricominciando a sentire ciò che emerge scopriamo cosa cè nel nel nostro cuore e cosa fa realmente parte di noi. La fretta, la paura di perdere tempo sono cattive consigliere  e spesso ci portano a soluzioni affrettate dettate solo dall’ansia. Soluzioni lontane da ciò che siamo e da ciò che è realmente giusto per noi.

La vita non è solo successi e gioie, non è sempre in discesa; si alternano battute di arresto, delusioni, periodi in salita ma è proprio dalla salita che otteniamo la forza e la spinta per la discesa. Solo dopo una salita possiamo apprezzare l’ebbrezza, il vento, la leggerezza e il gioco di una discesa.

Dietro ad una persona serena ci sono spesso insuccessi, perdite e delusioni. Abbiate il coraggio di sentire la paura e il dolore, solo così potrete riprendere la vostra vita con più forza di prima.

Il mio augurio è che ognuno di voi possa avere la forza di guardare dentro il proprio cuore, di trarre beneficio, forza e coraggio dalle esperienze trascorse e che soprattutto riscopri la capacità di vivere ed apprezzare, o di cambiare, ciò che fa parte della vostra vita.

A tal proposito inserisco un pensiero di Paulo Coelho a proposito della vita. L’autore fa una similitudine tra la vita e la matita. Tra le qualità della matita dice che ” di tanto in tanto occorre fermare la scrittura e usare il temperino. E’ un azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma alla fine risulta più appuntita. Ecco perchè devi imparare a sopportare certi dolori: ti faranno diventare un uomo migliore”.

 

immagine presa da outdoorpassion.lastampa.it

 

Ansia da lavoro: quando l’ufficio è un inferno

Ecco di seguito l’articolo scritto da Maddalena De Bernardi e pubblicato su starbene.it

Il luogo di lavoro può trasformarsi in una trappola soffocante, con il rischio di malesseri a livello fisico e psicologico. Abbiamo chiesto alla dott.ssa Rossella Chiusolo, psicologa clinica e psicoterapeuta, le strategie da adottare per migliorare i rapporti con i colleghi e gestire una comunicazione efficace, in grado di esprimere i nostri bisogni. Il segreto? Usa l’empatia.

Come è possibile gestire in maniera strategica le tensioni che inevitabilmente possono crearsi sul lavoro?

«L’ambiente lavorativo, una parte integrante del nostro quotidiano, non fa altro che rispecchiare anche i ritmi che abbiamo oggi: non a caso si sente parlare sempre spesso di più di stress e problemi legati all’ansia. Tutto questo è strettamente connesso al fatto che anche sul lavoro di frequente si tende a primeggiare, più che collaborare con gli altri. La prima strategia per poter vivere meglio il posto di lavoro è entrare in una dinamica di gruppo, piuttosto che concentrarsi soltanto sul successo. Creare legami con i colleghi è importante, così come appare fondamentale ascoltare il punto di vista altrui e essere disposti a mettersi in discussione».

Quali sono i segnali che parlano di un disagio profondo?

«I segnali provengono innanzitutto dal nostro corpo. In genere i primi sintomi vedono cali del rendimento a livello lavorativo, difficoltà di concentrarsi oppure, molto di frequente, la gastrite, che costituisce uno fra i disagi psicosomatici più immediati. Ascoltare i segnali provenienti dal corpo è la prima cosa da fare: quando ci sono delle tensioni particolari la prima parte che ne risente è il corpo, poi si arriva a razionalizzare e capire cos’è successo. Continuità nel tempo e sistematicità di alcuni atteggiamenti negativi o comunque ostili nei nostri confronti, ad esempio da parte del capo o dei colleghi, segnalano una problematica importante: può succedere a tutti di avere una giornata un po’ negativa, ma il problema subentra quando la situazione diventa sistematica e non si parla più di un episodio isolato».

Chi ha una bassa autostima come può affrontare la situazione senza cadere vittima?

«Solitamente chi ha problemi di autostima ha difficoltà a dire di no e mettere dei confini tra sé e l’altro: purtroppo in genere diventa vittima anche di se stesso, oltre che del capo o dei colleghi. È importante iniziare ad assumersi la responsabilità delle proprie idee ed esprimerle. Anche in questo caso il gruppo è fondamentale, nel senso che, confrontarsi con gli altri e condividere il malessere aiuta a far comprendere che il problema non è solo nostro e che non siamo soli».

Cosa accade quando i colleghi sono parte del problema?

«Quando la situazione è grave e appare senza via d’uscita occorre rivolgersi a un ente competente, nel caso del lavoro un sindacato, per esempio, o in ogni caso un aiuto esterno in grado di dare una visione più ampia. Anche per questo, soprattutto per chi lavora in azienda, è bene richiedere al datore di lavoro corsi di formazione, oggi obbligatori per legge: essi costituiscono un aiuto per il lavoratore e sono utili per imparare a comunicare, stare insieme agli altri, fare gruppo, nonché segnalare le eventuali situazioni negative o fonte di stress».

Che cosa aiuta una buona comunicazione?

«È importante costruire clima giocoso. Utilizzare anche con i colleghi un linguaggio connotato a livello affettivo, cercare un contatto fisico, per esempio un abbraccio e mantenere un atteggiamento di tipo ironico costituiscono comportamenti in grado di stemperare la tensione che inevitabilmente si crea nell’ambiente di lavoro. Dove fanno la loro comparsa lo scherzo e l’ironia, insieme all’autoironia, il clima è più rilassato».

Qual è un buon confine che è giusto creare tra sé e l’ambiente lavorativo?

«Non è necessario raccontare la propria vita a tutti quanti, ma essere disponibili al contatto senza dimenticare il buon senso. Scherzare senza entrare troppo nel personale aiuta a mantenere un clima sereno senza che l’altro invada la nostra intimità, che è ugualmente importante da preservare. Insieme all’ironia, la capacità di scherzare e evitare di prendere tutto sul serio aiutano a creare un clima favorevole. Trascorriamo molto tempo insieme ai colleghi: qualche volta le condizioni possono non essere le più favorevoli,  ma spesso meditare sull’atteggiamento con cui affrontiamo la vita rimane la possibilità di crescita più importante».

 

 

 

 

 

 

 

Lo psicologo e gli adolescenti di oggi

Questo articolo racchiude la mia esperienza come psicologa dello sportello d’ascolto con i ragazzi del liceo Ettore Majorana di Latina.

Nello scriverlo ho pensato di ripercorrere le domande che da loro mi sono state sollevate.

A cosa serve lo psicologo?” Parlando a livello popolare, lo psicologo viene associato a situazioni limite o meglio a casi gravi di difficoltà psicologica o a “pazzia”. Facendo il giro di presentazione nelle classi per sensibilizzare a questa figura, gli studenti si sono mostrati curiosi e collaborativi. Gli incontri con i ragazzi sono stati generalmente momenti di confronto dove si sono aperti con le loro insicurezze e perplessità tipiche dell’età adolescenziale.

Ma allora perché rivolgersi ad uno psicologo?” Sicuramente perché è una risorsa. Aiuta a scoprire dentro di noi potenzialità e aspetti che non immaginavamo di avere, aiuta a trovare un orientamento nelle situazioni confuse ed è un valido supporto per le situazioni che viviamo nel quotidiano. La cosa bella che mi capita di constatare è l’entusiasmo e la creatività che questi ragazzi hanno e che a volte va solo un po’ stimolata.

I motivi per cui mi hanno consultata sono stati generalmente legati all’ansia, ad un bassa autostima o a difficoltà relazionali con il gruppo dei pari o a difficoltà comunicative con i genitori. Spesso dietro il disagio scolastico o dietro un sintomo (ad esempio squilibri alimentari, attacchi di ansia o gesti autolesionistici come il cutting) , si nasconde una richiesta di aiuto.

Emerge una profonda fragilità, in parte tipica dell’età, in parte sottolineata dall’uso smodato dei social network. Questi nuovi modi di comunicare creano una competizione sfrenata dove si testa il proprio valore ( e di conseguenza la propria stima di sé) in base ai “mi piace” ottenuti e gli adolescenti in questo sono esposti ad un mare magnum di giudizi senza difese.

Si è perso il contatto diretto e la comunicazione personale tra i ragazzi, molto si basa su ciò che appare.

Rispetto a ciò che mi raccontano ormai gli scambi avvengono per lo più su whatsapp, meccanismo che non fa altro che inclinare i rapporti di amicizia che come mai in questa fase evolutiva sono fondamentali.

L’adolescente di oggi si sente solo.

In questo l’incontro con lo psicologo è un momento per ascoltarsi e condividere esperienze di vita.


 

immagine presa da educare.it

 

 

 

Al di là della paura

Ispirata dal mese di Novembre e dall’aria che in questi giorni si respira (vuoto, silenzio), ho scelto di affrontare un tema su cui ho sempre pensato di scrivere ma che poi per la complessità dell’argomento e per la sua portata emotiva ho evitato. Sto parlando della depressione.

Il termine stesso sta ad indicare una mancanza, un fallo; è usato ad esempio  in geografia  per definire un zona di terreno che si trova ad un livello più basso rispetto alle aree circostanti. Allo stesso modo popolarmente parlando si dice che “ci si sente giù” quando siamo un pò tristi.

La depressione ha molti aspetti e sensazioni in comune con la “morte” per questo ci spaventa. Alcune di queste sensazioni sono il senso di vuoto, la solitudine o l’impotenza. Quando perdiamo una persona cara, pensiamo che nessuno possa capire il nostro dolore e ci sentiamo inermi, persi, bloccati nella nostra sofferenza. Così si sente chi sta passando un periodo buio della propria vita: ha l’impressione che nulla abbia più senso, che non possa fare nulla, si sente incompreso, a volte solo, perso.

Lì dove il dolore non trova le parole spesso emergono sintomi fisici che sembrano inspiegati:

  • difficoltà nel sonno;
  • cattiva digestione;
  • mal di testa;
  • peso sul cuore;
  • dolori muscolari;
  • stanchezza;
  • cattiva gestione del cibo.

Ci sono molte forme di depressione, così come vari sono i sintomi presentati proprio perchè variano da persona a persona rispecchiando l’unicità della storia di ognuno di noi.

Questo stato emotivo ci fa paura, spesso per questo ci impegniamo  a rifuggirlo rincorrendo il futuro: progetti, cura dell’esteriorità,acquisto di beni materiali. Alla fine di tutti questi tentativi di tenerci occupati cosa ci resta? Nulla.

Non a caso la depressione è uno dei mali della nostra società. Chiusi nelle nostre case telematiche le relazioni più continue le abbiamo con gli oggetti invece che con le persone e questo non fa altro che amplificare il nostro senso di solitudine e di insoddisfazione.

Spesso succede che ci ritroviamo a vivere vite che non sentiamo nostre, a raggiungere obiettivi che in realtà ci erano stati dettati dall’esterno, a sentire uno scarto troppo forte tra ciò che vorremmo essere e chi siamo realmente. Da qui nasce un senso di frustrazione, di pesantezza e di incastro. Troppo impegnati a soddisfare aspettative che non ci appartengono, ci si sente stanchi e svuotati. La paura di deludere, la paura di non essere all’altezza ci imprigionano.

Dare voce alla propria sofferenza farà emergere le potenzialità creative e il senso di questo periodo difficile sarà chiaro. Rivolgersi ad uno psicoterapeuta in questi casi non è un segno di debolezza ma di coraggio e di forza: vuol dire assumersi la responsabilità di cambiare ciò che non ci rende felici.

 

immagine presa da psichedintorni.blogspot

 

Come affrontare lo Stress da Rientro

Al ritorno dalle vacanze un lavoratore su dieci lamenta una serie di sintomi quali calo dell’attenzione, mal di testa, insonnia, stanchezza generalizzata. Di cosa si tratta?

Questi sintomi caratterizzano quella che viene definita sindrome da Stress da rientro. Sensazioni di questo tipo non sono rare nel periodo di ritorno a lavoro (o a scuola) proprio perchè si abbandona il relax delle vacanze estive per ritornare alla routine e l’organismo ha bisogno di riabituarsi ai nuovi ritmi.

In ogni caso ci sono delle accortezze da seguire :

  • ricominciare in modo graduale con il lavoro evitando di sovraccaricarsi fin dai primi giorni;
  • ritagliare del tempo libero in cui potersi dedicare a delle attività che ci piacciono(es. cinema, corso di pittura..)
  • praticare attività fisica e sport;
  • infine è importante fissare nella nostra mente un ricordo felice delle vacanze trascorse a cui poter attingere ogni qual volta se ne sentirà il bisogno.

Se il disagio avvertito si traduce in un blocco è bene interrogarsi su cosa non ci piace della nostra vita, quali potrebbero essere le condizioni che ci stanno strette facendo un punto della situazione con lo scopo di progettare qualche cambiamento nella nostra quotidianità. In questo modo una difficoltà iniziale può tradursi in una opportunità per attuare una rivisitazione del nostro copione, progetto  magari in precedenza rimandato. Lo psicologo può aiutarti a trovare un nuovo equilibrio e riprendere serenamente il tuo percorso di vita.